Articolo pubblicato il 21 Aprile 2025 da Bruno Santini
A partire dal 6 aprile, ha fatto il suo esordio in Italia e in tutto il mondo To Be Hero X, un nuovo anime cinese (più precisamente detto donghua) che porta sullo schermo la terza parte di una serie di racconti antologici che già avevamo osservato, sulle principali piattaforme di streaming, con To Be a Hero e To Be a Heroine. Ultima frontiera dell’animazione cinese, che si propone attraverso un’alternanza particolarmente interessante tra scene di animazione in 2D e in 3D, To Be Hero X racconta di un mondo in cui Fede e Paura non sono soltanto elementi astratti ed emotivi, ma vera e propria linfa concreta in grado di alimentare (o distruggere) gli eroi, attraverso il racconto del protagonista Nice e per mezzo di un dialogo costante con la modernità evocata sullo schermo. Ma qual è il risultato? Per comprenderlo, diamo uno sguardo più da vicino ai primi tre episodi, attraverso la recensione di To Be Hero X 1×01, 1×02 e 1×03, rispettivamente intitolati Nice, Moon e L’eroe incrollabile.
La trama di To Be Hero X 1×01, 1×02 e 1×03: Nice, Moon e L’eroe incrollabile
Al fine di proseguire con la recensione di To Be Hero X per gli episodi 1×01, 1×02 e 1×03, proseguiamo innanzitutto con la trama in sintesi dei primi tre episodi. Nel primo si racconta di Lin Ling, un giovane pubblicitario che viene licenziato dopo aver realizzato una pubblicità che non mette abbastanza in luce Nice, l’eroe di tutto il mondo raccontato che si alimenta attraverso la Fede del pubblico e la popolarità ricevuta dalle pubblicità; Lin Ling è sul punto di suicidarsi quando, a morire, è proprio Nice. Per questo motivo, il ragazzo – che ha assistito alla morte dell’eroe e che gli somiglia fisicamente – viene scelto per sostituirlo: da quel momento in poi iniziano alcune prove, soprattutto circa il suo rapporto amoroso con Moon e, dopo aver sconfitto il suo primo avversario che si alimenta con la Paura (l’ex capo, ora in versione potenziata), Nice/Lin fa ritorno a casa ma scopre dell’apparente morte di Moon.
Nel secondo episodio, Nice scopre che la morte di Moon era stata soltanto un sogno: iniziando a rapportarsi alla ragazza, scopre che quest’ultima è completamente differente rispetto alla sua immagine pubblica e che ormai è intrappolata nel ruolo di fidanzata di Nice, tanto da non potersi neanche trasportare. Tentando di farli innamorare affinché si sposino, l’agenzia sottopone Nice e Moon ad un rapporto di convivenza forzata, finché Lin non ha l’idea di fingere che il matrimonio sia contrastato dalla sua storica nemesi, Wreck, che poi ucciderà anche Moon. Il tutto va come previsto finché non scopriamo che Wreck, in realtà, è un grande amico di Nice e gli manca il suo amico da cui è stato allontanato: alla fine, dopo aver vinto lo scontro con Wreck, Nice/Lin permette che Moon finalmente possa essere libera, fino a quando il conduttore del programma visto nel primo episodio non scopre la verità sulla sua identità. Proprio in quel momento, viene dominato dalla Paura e si trasforma in God Eye.

Nel terzo episodio di To Be Hero X, Nice è chiamato alla sua scalata verso l’Hero X, il primo in testa alla classifica: per entrare in top 10 deve sconfiggere Wolf Girl, nemica di Firm Man. Quest’ultimo è un ex vigile del fuoco che, dopo aver salvato una bambina dal crollo delle macerie, ha ottenuto una grandissima popolarità ed è diventato l’eroe incrollabile, pur dovendo sacrificare la sua intera vita per questo. Ben presto scopriamo che Wolf Girl, che ha piazzato degli ordigni per far crollare la statua di Firm Man e che da tempo distorce la sua immagine in alcune illustrazioni, è proprio quella bambina che l’ex vigile del fuoco aveva salvato, stanca di una narrativa che vede gli eroi infallibili e mai colti nei loro difetti o problemi. Proprio quando tutto sembra risolto, grazie all’intervento di Nice che ottiene il suo posto in top 10 proprio a scapito di Firm Man, God Eye svela che Moon non è morta e che l’intera immagine di Nice è costruita sulle menzogne.
La recensione dei primi tre episodi di To Be Hero X: Nice, Moon e L’eroe incrollabile
Proporre un prodotto d’animazione che rifugga le regole tradizionali e si innesti nell’ambito di un discorso collettivo, servendosi del mediatico e della collettività stessa, dev’essere stata certamente una sfida per BeDream, che ha scelto di portare sullo schermo la terza serie del franchise già comprendente To Be a Hero e To Be a Heroine. I primi tre episodi dell’anime cinese, diretti da Li Haolin, dimostrano però una certa sapienza nel mettere in scena una rappresentazione complessivamente molto interessante (e non solo ben resa dal punto di vista estetica) per una serie di motivi, che hanno a che fare soprattutto con il tema del post-moderno e con la concezione tipica di prodotti di contemporaneità. Ma tentiamo di procedere con ordine per capire, più da vicino, di che cosa stiamo parlando attraverso la recensione dei primi tre episodi di To Be a Hero X: Nice, Moon e L’eroe incrollabile. Fin dalle primissime scene, che propongono un’alternanza tra animazione in 2D e 3D, che coincide con la formula del racconto e della sua fruzione, ci rendiamo conto di un dialogo molto proficuo tra quello che viene portato sullo schermo e il suo meccanismo di creazione, con To Be Hero x che si introduce immediatamente entro quelle formule di rappresentazione meta-narrativa, in cui l’oggetto raccontato si frappone al soggetto che lo racconta e che lo crea.
Le declinazioni pubblicitarie, con l’agenzia che crea gli eroi attraverso spot affinché crescano di popolarità, dimostrano subito il valore complessivo dell’opera: il donghua, in effetti, porta certamente in scena alcuni degli archetipi narrativi tipici di narrazioni di supereroi, ma allo stesso tempo si avvale di una formula molto interessante per quanto riguarda le modalità con cui si costruisce il consenso popolare, a proposito di determinate figure e della funzione comunicativa da cui vengono alimentate; in questo modo, anche attraverso il personaggio del protagonista, possiamo navigare entro una dicotomia costante che ci mostra contemporaneamente due mondi, didascalicamente resi sullo schermo per mezzo di animazioni mutevoli e sempre in grado di stupire lo spettatore. To Be Hero X è un’opera dichiaratamente post-moderna, che dialoga con il contemporaneo e con l’abbondanza di riferimenti, citazioni ed elementi visivi particolarmente forti: dai titoli che campeggiano sullo schermo contornando e interagendo con le figure fino alle scene di lotta e d’azione, che diventano spot pubblicitari osservati dagli stessi personaggi, parlando della concezione stessa di elementi metaforici (come paura e fede) che diventano tangibili e concreti nel dar vita agli eroi, passando per classifiche, dirette televisive e social (con il terzo episodio che ci mostra, di fatto, una schermata TikTok) e soggetti filigranati.
La consapevolezza di BeDream è elevatissima, e lo si può notare non soltanto dall’alternanza tra animazione in 2D e 3D, ma anche dalla gestione di una serie di elementi che immediatamente campeggiano sullo schermo: non solo in tre episodi abbiamo fatto la conoscenza di numerosissimi personaggi già perfettamente contestualizzati e definiti nelle loro linee, ma abbiamo avuto modo di confrontarsi anche con una serie di scene d’azione dall’equilibrio interessantissimo e, soprattutto, dalla grandissima resa in fatto di animazioni. Per ora, in effetti, queste ultime sono il vero e proprio fiore all’occhiello dei primi tre episodi, al netto di qualche svarione piuttosto meccanico nel 3D, con il racconto che diventa così definito in ognuno dei suoi 360 gradi. Ciò che più risulta interessante, però, dalla visione dei primi tre episodi del donghua è il modo in cui il fattore comunicativo diventa edificante nel tema della verità: in altre parole, il mondo con cui ci si rapporta nella serie – alla maniera di quanto aveva già intuito The Boys, pur con un ricorso differente alla violenza e con la volontà di destrutturare l’immagine sacrilega del supereroe – è costantemente mediato, per mezzo di costanti filtri e schermi che si frappongono non solo tra lo spettatore e il prodotto, ma anche tra i personaggi stessi del donghua.
Ciò vale nella finta storia d’amore tra Nice e Moon, per l’identità di Nice che diventa un contenitore per qualsiasi personaggio possa interpretarlo, per l’amicizia tra l’eroe e Wreck (suo nemico giurato nella scrittura del copione) o anche per tutti gli altri eroi, obbligati ad essere tali in qualsiasi momento della loro vita. Insomma, To Be Hero X è una sfida molto ambiziosa dell’animazione cinese che tenta di imporsi in un mercato (anche Occidentale) particolarmente saturo di prodotti giapponesi che seguono delle comuni logiche creative, di fatto sovvertendo queste ultime e tentando di ottenere credito, in un momento certamente florido per il mercato asiatico – Ne Zha 2 è il film più visto al mondo e con i più alti guadagni internazionali nel 2025 – che lascia presagire qualcosa di molto interessante per il futuro.