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Recensione: Andor – da 1×01 a 1×03 (spoiler)

Sono stati rilasciati, in data mercoledì 21 settembre 2022, i primi tre episodi della nuova serie tv targata Lucasfilm legata all’universo Star Wars che si pone l’obiettivo di narrare le origini di Cassian Andor, uno dei protagonisti di Rogue One.

Questa serie tv non arriva nel momento più facile dell’universo ideato da George Lucas, si ha l’impressione infatti che, in un modo o nell’altro, nel post Episodio 9 nessuno dei prodotti seriali usciti fino a ora sia riuscito a riconciliare completamente Star Wars con i suoi irriducibili appassionati. Ebbene dopo aver visionato le prime 3 puntate di Andor la forte impressione è che finalmente il momento della riappacificazione possa essere alle porte.

Andor presenta innanzitutto il ritorno dello scrittore di Rogue One, il film starwarsiano della nuova gestione Disney dal più alto gradimento, ovvero Tony Gilroy. Lo sceneggiatore e regista statunitense, che con il fratello Dan Gilroy (anche lui accreditato come scrittore di 3 episodi di questa stagione di Andor) è la mente dietro la saga di Jason Bourne, seppe dare nuova linfa con quella pellicola del 2016 all’approccio con il quale si trattava il materiale narrativo relativo alla galassia lontana lontana. Quella pellicola metteva in scena protagonisti non sempre spinti al bene poiché alimentati da emozioni positive ma anzi in continuo conflitto con la propria interiorità dalla quale spesso ricavavano sentimenti di odio e indifferenza verso il prossimo pur di soddisfare la loro sete di vendetta. Il film egregiamente diretto da Gareth Edwards riusciva poi a ibridare brillantemente le caratteristiche più tipicamente starwarsiane con quelle del war movie generando un pathos affatto banale e non così facilmente riscontrabile negli altri capitoli della saga.

 

E’ dunque evidente che le aspettative con le quali ci si avvicinava a questa nuova serie erano, se non rosee, quantomeno positive e bisogna fin da subito ammettere come la qualità espressa da tutti i reparti della produzione in questi primi tre episodi trova veramente pochi rivali in tutta le precedenti iterazioni seriali targate Disney. Impossibile non cogliere fin da subito peraltro nella scrittura la firma autoriale di Gilroy. Il protagonista infatti si trova subito intrappolato in una situazione dalle complicate e limitate vie di uscita e i dilemmi legati al suo passato (e di conseguenza alla sua identità) finiscono per attanagliarlo e chiuderlo in un vicolo cieco. Diego Luna interpreta perfettamente Cassian Andor e sembra quasi che il fine ultimo di questa stagione sia quello di spiegare la genesi dell’incontenibile odio che serpeggiava spesso nei suoi occhi nel corso di Rogue One. La narrazione si dipana su due linee temporali e segue principalmente tre personaggi (Cassian Andor, Syril Karn

e Bix Caleen) che presentano ciascuno dei lati oscuri e ancora da disvelare, rendendo veramente coinvolgente e soprattutto l’articolazione in forma seriale della storia.

I due aspetti però che più di tutti gli altri rendono Andor una serie afferente all’universo di Guerre Stellari decisamente sopra la media riguardano il modo assolutamente sublime con il quale Gilroy tratteggia la macchina burocratico-repressiva dell’impero e il modo in cui la città di Ferrix prende vita di fronte ai nostri occhi. E’ da sottolineare come entrambi questi meriti siano da attribuirsi per larga al modo in cui la sceneggiatura è elaborata e, solo successivamente, messa in scena. La rappresentazione dell’Impero di Andor è agghiacciante nella sua asetticità, il sistema oppressivo che viene descritto da Gilroy non è composto da individui eccezionalmente cattivi o privi di scrupoli morali (almeno non minori di quelli di molti protagonisti positivi della serie) ma da funzionari che più o meno diligentemente e cercando di ottemperare al meglio al proprio dovere o di guadagnare un briciolo di gloria personale adempiono alle loro funzioni quasi “ministeriali” nella ricerca di un criminale. Il chiaramente instabile Syril Karn, molto ben interpretato da Kyle Soller, è un funzionario imperiale pronto a ottemperare alle proprie mansioni anche al costo di perdere una notte di sonno e le tragiche e violente conseguenze delle sue azioni derivano da un eccesso di zelo e una carenza di empatia abilmente sottolineate dalla serie. Se da una parte infatti vi è la rigidità, della comunque corrotta e spesso inaffidabile, macchina imperiale, dall’altro abbiamo il magma che è rappresentato dalla città di Ferrix che segue delle sue regole autoimposte e rigetta prontamente le imposizioni della guarnigione guidata da Karn.

Questo luogo è infatti vivo, sporco, disorganizzato e eccessivamente popolato come spesso gli avamposti dell’orlo esterno della galassia lontana lontana sono stati caratterizzati dal seminale Episodio 4 in poi, ponendo fine agli anonimi e spesso desolanti centri città di The Book of Boba Feet.

Andor insomma si presenta come una serie che ha solo appena rivelato le sue carte ma che allo stesso tempo sembra aver fornito già più di tutte le altre degli elementi per i quali ben sperare in relazione al suo prosieguo. Non vediamo dunque l’ora di scoprire dove il misterioso e sovversivo contrabbandiere interpretato da Stellan Skarsgard porterà il nostro protagonista nel prossimo episodio.

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